Erboristeria Curativa

Breve Storia Dell’Erboristeria.

In un’ epoca di specializzazione medica, nella quale un esperto di neurologia conosce ben poco sugli ultimi sviluppi dell’ ortopedia, è difficile immaginare le pratiche dei tempi antichi, quando guarire era tutt’ uno con la natura e ci si affidava alla magia, al misticismo,ed alle tradizioni orali dei tempi antichi.

Sin dalla notte dei tempi le erbe medicinali sono state di cruciale importanza nel sostenere la salute ed il benessere dell’ umanità.

Non abbiamo chiaramente alcuna significativa testimonianza sulla primissima alleanza tra uomo e natura, ma di certo questa ha avuto inizio quando un nostro lontanissimo progenitore preistorico, masticando un’erba o una bacca, si accorse che questa gli dava “benessere”…e da allora iniziò ad usarla.

Questo fu l’antenato del moderno erborista. In un sepolcro di 60.000 anni fa, ritrovato in scavi svolti in Iraq, sono state trovate otto differenti piante medicinali. La presenza delle piante nella tomba, suggerisce il significato soprannaturale conferito alle piante stesse, oltre al loro possibile valore medicinale.

In diverse culture, le piante erano ritenute dotate di un’ anima. Anche Aristotele, il grande filosofo greco del IV secolo a. C., riteneva che le piante possedessero una ” psiche “, benchè di ordine inferiore rispetto all’ anima umana.

Nell’ induismo, che risale almeno a 1500 anni prima di Cristo, molte piante erano sacre ad alcune divinità. Inizialmente, quando cioè non si disponeva dei mezzi moderni per determinare le proprietà di una certa pianta, si ricorreva spesso all’istinto.

Era quindi un utilizzo della pianta più “sentito”. Ad esempio nell’ Europa medievale, la Dottrina dei segni stabilì che vi era una connessione tra l’ aspetto della pianta ( la forma voluta da Dio ) e la sua possibilità di essere utilizzata in medicina.

Presso alcuni popoli indiani vi era invece una sorta di “dialogo” tra la persona e la pianta, nel qual dialogo era stesso la pianta ad indicare all’uomo come era meglio usarla. Questo è tutt’ oggi presente in diverse in diverse tribù amazzoniche ed africane, dove gli anziani della tribù hanno la capacità di parlare letteralmente con le piante.

Al riguardo sono stati condotti esperimenti nei quali si è visto che tali persone sono effettivamente in grado di indicare gli utilizzi più importanti della pianta anche quando posti dinnanzi a piante mai viste prima (ad esempio portate dai ricercatori), a patto che siano ancora vive e non secche.

Molte civiltà preclassiche avevano sistematizzato la fitoterapia e l’erboristeria assai prima che Ippocrate stabilisse i canoni della medicina dominante della classicità.

il Pen Tsao, o grande erbario cinese, sembra risalire al III millennio a.C., mentre intorno al 1500 a.C. il papiro d’Erbes elencava ben 700 piante medicinali usate correntemente dai medici egizi. Con l’andare del tempo venne a stabilirsi una concezione talmente estesa della fitoterapia che all’epoca di Plinio il Vecchio si era arrivati a credere che esistesse in natura un rimedio vegetale per ogni tipo di malattia, tutto stava nel trovarlo.

In Europa uno dei personaggi di spicco fu Galeno (131-201 d.C.) medico dell’ imperatore romano Marco Aurelio. Parte della sua pratica medica derivò dalla cura dei gladiatori della città, cosa che gli diede l’ opportunità di imparare l’ anatomia e le cure più adeguate per curare le ferite.

Scrisse centinaia di libri e la sua influenza sulla medicina erboristica e convenzionale europea fu immensa. Ancora oggi i preparati erboristici, a volte, sono chiamati galenici per distingeuerli da quelli di sintesi.

Galeno Sviluppò le sue idee dai testi di Ippocrate (460-377 a.C) ) e di Aristotele (384-322 a.C. ), che a loro volta furono influenzati dalle idee egiziane ed indiane. Ippocrate, accettando la primitiva credenza che il mondo fosse fatto di quattreo elementi (Fuoco, Aria, Terra ed Acqua), classificò le erbe secondo quattro proprietà: caldo, secco, freddo e umido. In accordo con questa, Aristotele sviluppò la teoria dei quattro umori principali presenti nel nostro corpo: sangue, collera (bile gialla), melanconia (bile nera) e flemma.

La persona “ideale” li contiene tutti in eguale misura. Tuttavia, in molte persone, uno o più umori predominano, dando origine a particolari temperamenti o caratteri. Galeno credeva anche che il “pneuma” (lo spirito) fosse inspirato ed elaborato nel corpo per formare lo ” spirito vitale “.

La vitalità e la salute dipendevano così dal corretto equilibrio fra i quattro umori ed i quattro elementi e dalla corretta miscelazione con il “pneuma” inspirato.

Con l’andare del tempo e l’allontanamento dalla cultura “magica” durante il medioevo, si iniziò a considerare la fitoterapia al pari di riti magici…e quindi in molte parti fu allontanata per paura di ritorsioni e persecuzioni.

Il progredire poi di una mentalità scientifica più fredda e distaccata dalla natura, diede il colpo di grazia a questa disciplina, che restò spesso segregata in credenze popolari e tramandata segretamente da generazione a generazione.

Nella seconda metà del 1800 fu rilanciata negli Stati Uniti sotto una forma nuova, il “fisiomedicalismo”, che proponeva la forza vitale come vera base della terapeutica. Il movimento si esaurì ma con il risultato, indubbiamente apprezzabile, di portare l’erboristeria a confluire largamente nell’ambito della farmacologia scientifica.

Scienza dell’erboristeria. E’ innegabile il contributo che negli ultimi anni la scienza moderna ha fornito all’erboristeria. Parte delle discipline scientifiche sono infatti state messe a disposizione dell’erboristeria, con lo scopo di verificare e sfruttare sempre meglio le risorse vegetali.

Chimica, biologia e medicina stanno mettendo ordine nel settore verificando con metodologie modernissime le reali proprietà delle piante e confermando, il più delle volte, quanto la tradizione ci ha tramandato.

Possiamo guardare una pianta come un “laboratorio chimico” senza uguali. Una pianta, infatti, è in grado di costruire un enorme numero di sostanze complesse, spesso difficili o impossibili da realizzare sinteticamente nei laboratori.

Oltre alle sostanze fondamentali nell’alimentazione (proteine, lipidi e zuccheri), una pianta contiene una serie di sostanze chiamate “principi attivi” in grado di stimolare ed equilibrare il funzionamento di cellule, tessuti e quindi dell’intero organismo. I passaggi sono infatti proprio questi.

I principi attivi influenzano l’attività cellulare che a sua volta influenza il funzionamento del tessuto a cui tali cellule appartengono…andando infine ad agire sull’organismo stesso. E’ un po’ il pensiero a noi familiare del “microcosmo” (in questo caso la cellula) e del “macrocosmo” (in questo caso l’organismo). I ricercatori hanno individuato non solo grandi famiglie di principi attivi (flavonoidi, saponine, alcaloidi, tannini, ecc…) ma spesso anche molti singoli individui di tali famiglie.

Queste famiglie di principi attivi sono importantissimi nel determinare gli effetti terapeutici della droga (erba) che si vuol usare, poiché dalla loro concentrazione si deduce il valore curativo della droga (pianta) stessa. Quindi, ogni buon erborista, dovrebbe basarsi proprio su tali principi. Spesso la medicina moderna si avvale della traccia fornita da tali sostanze per creare i suoi farmaci sintetici.

Vantaggi e svantaggi dell’uso di Erbe.

Il fatto che le erbe siano “naturali” non deve farci erroneamente pensare che ci siano solo vantaggi. C’è una differenza sostanziale tra farmaci sintetici ed erbe ed ognuna delle due tipologie di cure ha dei pro e dei contro (come ogni cosa in natura). Tali differenze si possono riassumere in diversi punti:

1) l’organismo è dipeso, e dipende ancora oggi, dalle piante. Esso si è sotto certi aspetti assuefatto alla maggior parte di esse. Tale assuefazione ha reso molti principi contenuti nelle piante più “blandi” o addirittura del tutto inutili, rispetto ai cugini farmaci di origine sintetica.

Se da una parte questo conferisce sicuramente un potere di azione maggiore ai farmaci sintetici, rispetto a quelli naturali (soprattutto per quanto riguarda i tempi di azione che, nelle erbe, spesso sono molto più lunghi), dall’altro è altresì vero che i farmaci sintetici si comportano spesso in modo troppo energico rendendosi spesso responsabili di effetti secondari molto più marcati rispetto a quelli prodotti dalle erbe.

2) La naturalità dei composti vegetali permette al corpo di eliminare le tracce residue prodotte in modo più rapido, sollecitando ed intossicando meno il fegato ed i reni ed evitando o attenuando fenomeni di “bioaccumulo” (accumulo di sostanze tossiche o estranee nel cospo) che potrebbero, a lungo andare, essere fonte di gravi patologie.

3) Al contrario dei farmaci sintetici nei quali i principi attivi sono perfettamente dosati e bilanciati (rendendoli quindi “standard” nel potere di azione), nelle droghe spesso si riscontrano sostanziali differenze nella concentrazione dei principi attivi. Tali differenze spesso si riscontrano addirittura da foglia a foglia di una stessa pianta.

Per tale motivo non è così facile stabilire precisamente quanta droga va usata, poiché non è possibile sapere di preciso quanto principio attivo è presente nella droga stessa. Tali variazioni dipendono da una moltitudine di fattori (clima, area geografica, annata, età della pianta, metodo di raccolta e di essiccazione, ecc…).

Questo vuol dire che pur usando le stesse quantità, può accadere che una tisana abbia più o meno effetto rispetto ad un’altra fatta in un altro momento. Questo ci porta a dover fare delle “stime” di quanta droga usare, e quindi essere meno precisi. Da questi punti potrebbe sembrare che l’uso delle erbe nella cura non sia poi una cosa così positiva…ma non è così e dipende soprattutto dal modo di procedere e di relazionarci con tale disciplina. Della filosofia orientale ci viene un grande insegnamento e cioè la visione della malattia come “squilibrio” del corpo (in particolar modo delle energie del corpo).

Discipline come lo yoga sono nate proprio per mantenere il corpo in uno stato fisico equilibrato. Tale stato si rifletterà inevitabilmente sulla psiche. Se ad esso aggiungiamo la coltivazione del proprio spirito, allora abbiamo ottenuto la “salute completa”, nella quale corpo mente e spirito sono perfettamente in sintonia e pienamente equilibrati.

Da questa filosofia nasce un pensiero importantissimo, cioè quello della prevenzione più che la cura. In erboristeria le cose funzionano più o meno nello stesso modo.

Esistono molte erbe che vengono impiegate solo nella cura di determinati sintomi…ma la maggior parte delle droghe viene invece usata per prevenire determinate patologie o viene usata ai primi stadi della patologia.

Ad esempio, se si sa che si va incontro ad un periodo nel quale mangeremo in modo meno sano e maggiore (vedi natale, pasqua ecc), un paio di settimane prima si fanno cicli di “depurazione” dell’organismo con preparati disintossicanti, al fine di ripulire il corpo da tutti quegli accumuli precedenti.

Tali cicli si ripetono alla fine del periodo, così da eliminare comunque quei prodotti di scarto formatisi durante le feste. Questo è il modo giusto e più consono di usare le proprietà delle erbe, poiché si previene l’intossicazione.

Se aspettassimo di essere intossicati prima di agire, dovremo fare quasi sicuramente dei cicli di depurazione con le stesse erbe molto più lunghi, ottenendo effetti in tempi molto maggiori che non prendendo invece farmaci sintetici.

Dobbiamo quindi cercare di evitare di trovarci nella situazione nella quale è quasi obbligato il ricorrere ai farmaci sintetici. Un altro esempio è legato, invece, all’uso di erbe legate ai periodi “freddi”, nei quali è facile ammalarsi. Le alternative sono sempre due:


1) attendiamo di esserci ammalati per poi usare erbe per curarci. Poiché le proprietà di tali erbe agiranno in tempi molto maggiori rispetto a farmaci sintetici, il più delle volte saremo costretti a ricorrere a questi ultimi (vuoi perché non possiamo restare a letto per impegni lavorativi, vuoi perché la febbre è alta e non resistiamo al dolore causato dalla malattia, ecc…). Questo non è certamente il modo più saggio di usare le erbe.

2) Facciamo dei cicli di erbe che vadano a rinforzare la nostra fibra ed in particolare il nostro sistema immunitario (ad esempio usando malva, echinacea, frutti di rosa canina ecc…). Tali cicli vengono fatti in autunno, quando maggiore è il rischio di ammalarci…e ai primi sintomi di raffreddore, mal di gola ecc…così da prevenire l’ammalarci.

Questo è decisamente il modo migliore di agire, poiché lasciamo alle piante il tempo di agire, senza aver bisogno di concentrazioni maggiori o di un’azione forte ed improvvisa.

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